" Avere molto piacere in un mondo pieno di tanti tipi di bellezza è una gioia della vita cui ogni donna ha diritto. Sostenere un unico tipo di bellezza è come essere inosservanti della natura. Non può esistere un unico tipo di uccello canterino, di pino o di lupo. Nè di bambino, di uomo o di donna. Non può esistere un unico tipo di seno, di circonferenza, di pelle." Clarissa Pinkola Estès - Donne che corrono con i lupi C'è un sentire comune, un desiderio diffuso, un ideale condiviso nella personale ricerca della bellezza. Questo tema riguarda soprattutto le donne. Gli standard di bellezza, nei secoli, si sono evoluti seguendo strade diametralmente opposte, esplorando ogni aspetto e ogni caratteristica del corpo femminile. Potremmo affermare che tutti i corpi sono belli, ognuno in un certo periodo storico ha incarnato l'ideale di perfezione! Nel Rinascimento, la bellezza era rappresentata dalla morbidezza, dalla burrosità e da una pelle candida e delicata. Nel periodo vittoriano si pretendeva una vita strettissima, che veniva strizzata dolorosamente nei corsetti. Negli anni '20 la donna doveva essere magra, androgina, piatta e snella. Per poi diventare una pin-up negli anni '50, tutta curve e seno prosperoso. Dieci anni dopo si ribalta nuovamente la situazione e l'ideale estetico è Twiggy con il suo corpo da adolescente e le gambe sottili. Boom delle diete. Negli anni '80 tutte in palestra: il corpo deve essere atletico e muscoloso. Negli anni '90 si diffonde l'anoressia, il mito è Kate Moss, sulle passerelle e nelle riviste corpi di una magrezza estrema. Dal 2000 ci si aspetta dalle donne una fisicità quasi impossibile naturalmente. I seni, le labbra, i glutei sono gonfi, gli zigomi altissimi. Il trucco scolpisce i tratti come come solo photoshop potrebbe fare. Influencer e modelle di Instagram sono un'ideale estetico irraggiungibile quanto irreale, frutto dei filtri e della chirurgia. Sempre di più aumenta nelle ragazze il disagio ed un senso di inadeguatezza più o meno cosciente. Qualcosa però sta cambiando. Proprio a partire dai social media che hanno generato gli ideali impossibili, le donne si stanno riprendendo ciò che è loro, stanno rivendicando la propria pelle! Se i canoni estetici cambiano in modo ciclico viene da chiedersi: che cos'è la bellezza? Non è arrivato forse il momento che ogni donna possa definire la sua? La cultura patriarcale ci ha giudicate, mostrate, nascoste, modificate, esposte, messe le une contro le altre. E' tempo di riprendersi l'orgoglio per un corpo che prima di tutto funziona, ci permette di stare al mondo, vivere e sentire! "Mi affascina il modo in cui i corpi dei lupi si sfiorano e si toccano quando corrono e giocano, ognuno a modo suo [...] Ognuno ha la sua configurazione e la sua forza corporale, una sua bellezza. Vivono e giocano conformemente a chi e come sono. Non cercano di essere quello che non sono. [...] Pure, nonostante la bellezza e la capacità di mantenersi forti, alle lupe talvolta viene detto :"sei troppo famelica, hai denti troppo affilati, i tuoi appetiti sono troppo forti". Come nel caso delle lupe, delle donne talvolta si parla come se soltanto un certo temperamento, soltanto un certo appetito trattenuto fossero accettabili. E troppo spesso a questo si aggiunge un attributo di virtù o malvagità legato al conformarsi delle misure, dell'altezza, del portamento e della forma ad un ideale singolare o esclusivo. Quando le donne sono relegate ad umori, manierismi e contorni che si conformano ad un unico ideale di bellezza e comportamento, sono catturate nel corpo e nell'anima, e non sono più libere." Clarissa Pinkola Estès - Donne che corrono con i lupi La pelle è l'organo più esteso del nostro corpo. Ci protegge e allo stesso tempo ci permette di percepire. Ci mette in comunicazione con il mondo in un continuo dare e ricevere: tutto ciò che tocchiamo ci tocca a sua volta, in uno scambio energetico continuo! Il chakra associato al senso del tatto è il quarto: Anahata, il cuore. Si trova al centro del petto e si estende nelle braccia e nelle mani, nell'area dei polmoni e del respiro. E' considerato un ponte tra l'energia fisica e quella spirituale. Il chakra del cuore è la sede dell'Amore incondizionato, ma quest'energia richiede di amare prima di tutto sé stessi, accettarci e curarci con gentilezza. La nostra pelle, per quanto possa essere liscia, scura, dura, increspata, chiara, imperfetta, sensibile, corazzata, rappresenta la sensorialità, il sentimento, la presenza. Benvenga la body-positivity, ricerchiamo la sorellanza. Ritroviamo il supporto. Curiamo con amore questo corpo che ci porta nel mondo e smettiamo di permettere a qualcun'altro di decidere se va bene o meno. Ritroviamo il tatto, gli abbracci, le carezze. Indossiamo questa pelle con fierezza. Torniamo a sentire. Riprendiamoci i brividi, la pelle d'oca, l'istinto. L'orgoglio per la nostra bellezza unica e diversa. Riprendiamoci la nostra pelle. "Taluni dicono che l'anima informa il corpo. E se immaginassimo per un istante che è il corpo ad informare l'anima, ad aiutarla ad adattarsi alla vita quotidiana, ad analizzare, tradurre, fornire la pagina bianca, l'inchiostro e la penna con cui l'anima può scrivere la nostra vita? Supponiamo che il corpo sia un Dio, un maestro, un mentore, una guida autorizzata: e allora? E' saggio passare la vita a castigare questo maestro che tanto ha da darci e da insegnarci? Vogliamo forse trascorrere l'esistenza lasciando che altri giudichino e mortifichino il nostro corpo? Siamo forti abbastanza da confutarli e ascoltare davvero il corpo in quanto essere potente e sacro? Il concetto di corpo in quanto scultura, proprio della nostra cultura, è sbagliato. Il corpo non è marmo. Non è questo il suo fine, che è piuttosto proteggere, contenere, sostenere e infiammare lo spirito e l'anima che alberga, essere un deposito per la memoria, colmarci di sentimenti." Clarissa Pinkola Estès - Donne che corrono con i lupi
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Parliamo di un cristallo super interessante, chiamato "quarzo affumicato" per il suo colore bruno, semitrasparente, a volte fumoso. Può avere un colore tenue come un'ombra o molto molto scuro, fino ad essere nero. Questo cristallo lavora soprattutto sul primo chakra: le nostre radici. Al suo interno risiedono la forza primordiale della sopravvivenza, il desiderio di lottare per ciò che si ama, l'orgoglio di essere vivi, di abitare questo mondo. Ed è proprio lavorando sul chakra delle radici che ci trasmette una forte connessione con la Madre Terra, e aiuta a rendere più forte il legame con la Natura. In antichità il quarzo fumè era associato ad Ecate, che in origine era la dea delle terre selvagge e del parto, e successivamente diventò la regina degli spettri, dell'occulto e delle arti magiche; in grado di viaggiare tra il mondo degli uomini e quello degli spiriti, e spesso raffigurata con le sembianze di cane. Per i druidi Celti e delle isole britanniche era una pietra sacra, fin da quando iniziarono ad estrarla, in Scozia, nel 300 a.C. Consideravano il suo colore come il simbolo del potere oscuro degli Dei della Terra, e la utilizzavano come strumento di transizione nelle cerimonie di Samhain, la festività che celebrava la fine del raccolto e l'inizio dell'inverno. Si trattava della festa più importante: il Capodanno celtico. Un momento di passaggio, conclusione e nuovo inizio. Qualunque cosa restasse nei campi dopo Samhain, era proibito raccoglierla, perchè apparteneva ora agli spiriti della Natura. Si salutava l'anno concluso e si festeggiava l'arrivo di quello nuovo spegnendo tutti i fuochi, ed accendendoli solo la mattina dopo. Anche in Nord America questo quarzo era legato alle cerimonie tribali, e utilizzato dagli sciamani per donare protezione, nei processi di guarigione per aiutare i pazienti a ritrovare l'equilibrio; oppure per mettersi in contatto con gli spiriti, spesso applicandolo sulla cima di bacchette rituali, in particolare nelle tribù Cherokee. Nella medicina tradizionale cinese veniva usato per stimolare i meridiani. Dagli yogi nell'India antica per raccogliere la Kundalini. E gli antichi romani la usavano per superare il lutto e il dolore della perdita. Proprio per il suo collegamento con il Muladhara chakra, il quarzo fumè trasmette stabilità, sicurezza e senso di radicamento. Spesso viene consigliato durante la meditazione per spegnere le chiacchiere incessanti della mente, e riuscire a tornare, stabili, nel momento presente. Nel qui ed ora. Aiuta infatti a "lasciar andare" i pensieri, ma anche la paura e lo stress, lasciando spazio alla luce e all'energia positiva. Non si limita però ad eliminare l'energia negativa, ma lavora sostituendola, riempiendo quello spazio di vibrazioni positive. Aumenta la capacità percettiva, l'uso dei sensi più "nascosti". Rafforza la voglia di lottare, il contatto con la realtà. Ci stimola a realizzare ciò in cui crediamo, con fiducia in noi stessi. Protegge come uno scudo dalla negatività e riporta la calma. Nella cristalloterapia viene utilizzato anche per sciogliere i blocchi emotivi, quei nodi che ci impediscono di perdonare, sia gli altri che soprattutto noi stessi, e ci fa fare conti con i nostri aspetti che amiamo di meno, per accettarli. Si tratta anche dell'accettazione del proprio corpo, perchè ha un forte legame con l'aspetto "fisico" e "terreno" della persona. Ci troviamo quindi di pronte ad una pietra davvero affascinante per il suo legame con i cicli: la fine e l'inizio. Protegge come uno scudo, radica profondamente, ci riporta alla Terra e alla Natura, rinnova la positività ed elimina tutto quello che non ci serve più. Si chiamano Ama, che tradotto significa letteralmente Donne del Mare. Da oltre 2000 anni, lugo le coste giapponesi, nell’isola di Honsù e nella baia di Toba, si immergono in apnea e senza attrezzatura per pescare molluschi, crostacei, frutti di mare e soprattutto perle. Vivono seguendo il ritmo del mare, ed hanno ispirato generazioni di artisti che le hanno ritratte o hanno raccontato la loro storia. La figura delle Ama è affascinante e incredibile. Iniziano ad immergersi da bambine, ma il vero e proprio addestramento comincia verso i sedici anni e dura fino ai ventidue. In questo periodo imparano le tecniche tradizionali, seguendo rituali antichi tramandati di generazione in generazione. Prima di tuffarsi ossigenano i polmoni con inspirazioni profonde e veloci e con l’ultima inspirazione non riempiono completamente i polmoni. Restano in apnea circa due minuti alla volta, per un totale che supera le quattro ore giornaliere. Si immergono in mare senza attrezzature se non, a volte, zavorre che permettono loro di scendere fino a 30 metri di profondità. Tradizionalmente erano coperte solo dal Fundoshi, una sorta di perizoma, e portavano un coltello ricurvo. Qualche volta, dei guanti protettivi. Negli anni sessanta iniziarono ad indossare una muta e, spesso, una sottile veste di lino bianca. Risalendo in superficie, le Ama emettono un suono malinconico che è divenuto il simbolo del loro duro mestiere e viene chiamato: "Ama-Isobue”, il fischio del mare. E’ un suono dovuto all’iperventilazione a seguito dell’immersione, è simile ai fischi emessi dai delfini, e nei secoli è stato romanticamente scambiato con il famoso canto delle sirene. Le Ama garantivano la principale forma di reddito per la loro comunità. Gelose e fiere della libertà che derivava dai buoni guadagni, tra loro non è mai esistita rivalità. Il loro mestiere è sempre stato simbolo di indipendenza sociale. Molte sceglievano di restare nubili per mantenere la propria indipendenza. Si dice che in passato anche gli uomini usassero immergersi, ma poi questa attività diventò esclusivamente femminile, perchè le donne erano più resistenti alle temperature fredde dell’acqua. A volte le Ama sceglievano di continuare il lavoro in mare assieme al marito, e in questi casi l’uomo remava stando sulla barca e mantenendo in sicurezza la cima a cui erano legate, e che tiravano quando sentivano di non farcela più e di dover salire in superficie. Allora lui le sollevava sull’imbarcazione con l’aiuto di un argano. Tra queste formidabili donne del mare esiste una forte solidarietà femminile e per generazioni hanno condiviso esperienze e luoghi di immersione. Solitamente le Ama gestivano la maternità senza problemi, praticando le immersioni fino a pochi giorni dal parto, e riprendendo poco tempo dopo. Spesso sono raffigurate mentre allattano i loro bimbi tra un’immersione e l’altra. Il loro è un lavoro duro, che si svolge sia lungo la costa sia in mare aperto con piccole imbarcazioni e spesso in condizioni molto difficili. Ma l’esercizio costante e la vicinanza al mare ha reso queste donne forti e in ottima salute, tanto che spesso continuano il loro lavoro fino ad ottant’anni. Oggi, come ci si puo aspettare, quella delle Ama è una tradizione che si sta lentamente perdendo. Nel 2000, le Ama erano 235, di cui 25 oltre i settant’anni. Le giovani hanno interessi nuovi, e l’inquinamento progressivo dei fondali non aiuta, così le Ama si sono reinventate. Il richiamo turistico rende più della pesca, e i frutti del loro lavoro si possono assaporare sulle spiagge, grigliati ed accompagnati dal tradizionale the verde. E così l’incredibile storia delle Ama continua a vivere. Sulle spiagge, ritratte nelle immagini degli artisti che hanno ispirato, cantate nelle vicende fantastiche di Man’yoshu, nel bellissimo reportage di Fosco Maraini del 1954 e in quello più recente di Nina Poppe. “Gli uomini vanno a pesca. Si imbarcano su battelli costieri, salpano per tutti porti sui mercantili, mentre le donne non destinate a quel vasto mondo cuociono il riso, attingono l’acqua, raccolgono alghe marine e quando vien l’estate si tuffano giù nel segreto fondo del mare”.
Ci troviamo di fronte alla Regina delle pietre! Incolore e trasparente, perfetto nella sua semplicità e nella capacità di scomporre la luce nei colori dell’arcobaleno. E' il cristallo per eccellenza, e la sua energia si deposita sul settimo chakra proprio come una corona. Fin dai tempi antichi, è stato considerato magico. Portatore di equilibrio, fa chiarezza: aiuta a far emergere la propria vera natura e ritrovare la propria identità. Neutralizza le energie negative ed aumenta quelle positive. Infonde calma, serenità, libera da i blocchi emotivi e favorisce l’introspezione. La sua fama di portatore di energie positive è presente in tutte le culture, persino legate alla leggendaria civiltà di Atlantide. I greci pensavano fosse ghiaccio così tanto compatto da non potersi sciogliere mai più. Forse per la sua somiglianza con l’acqua, veniva utilizzato nei rituali per portare la pioggia, e nell’antica Cina pensavano che tenendolo in bocca si potesse alleviare la sete. Per i giapponesi, invece, simboleggiava l’infinito, l’immensità dell’universo. Gli indiani d’America lo consideravano addirittura un’essenza vivente, e come tale veniva nutrita e venerata nelle cerimonie sacre. Secondo gli sciamani proveniva direttamente dal cielo, e lo chiamavano “pietra di luce”. Ad alimentare ancora di più le leggende legate al cristallo e la sua fama di minerale magico c’è il suo legame con l'enigmatico popolo Maya, che lo utilizzava nei suoi rituali. E da qui, la famosa leggenda dei teschi di cristallo. All’inizio del XX secolo, durante una spedizione in Sud America, fu scoperto un sito Maya: una città misteriosamente abbandonata senza apparente motivazione. Proprio lì fu ritrovato un teschio di cristallo. Si scoprì successivamente essere il primo di 13 teschi, a grandezza naturale, scolpiti interamente in un unico blocco. La cosa più sorprendente è che al suo interno ci sono una serie di lenti e prismi che riflettono la luce in modo straordinario. Ancora oggi si indaga sull’autenticità di questi oggetti misteriosi, considerati un simbolo Atzteco di morte e di rinascita. Furono poi i crociati ad esportare il cristallo in Europa dove, in forma di sfere, gli furono attribuiti poteri magici e divinatori. Il cristallo di rocca è collegato al settimo chakra: la corona. Il centro energetico dell’energia più sottile, quello che ci collega direttamente al divino e alla consapevolezza profonda. E’ associato a due elementi: in parte uguale, fuoco ed acqua. Il fuoco rappresenta la forza maschile, il desiderio di conquista, la forza di volontà, il coraggio. L’energia Yang. L’acqua, al contrario, la forza femminile, le emozioni, l’intuizione. L’energia Yin. Proprio questo perfetto bilanciamento di forze opposte lo rende la pietra dell’equilibrio e della consapevolezza. Il cristallo di rocca tramanda questa armonia anche a noi. Stimola il pensiero e il lato più curioso, che ci spinge ad indagare su noi stessi, approfondire la nostra conoscenza interiore. E’ molto utilizzato in meditazione perchè aumenta la chiarezza a livello emotivo. E’ la pietra dell’armonia e della positività. Partendo dalla consapevolezza di sé, poi, aiuta a comprendere anche gli altri. E’ perfetto da indossare assieme ad altri cristalli, perchè ha la straordinaria capacità di accrescere ed esaltare l’energia delle altre pietre. Forse il modo migliore per iniziare questo blog è presentarci.
Ciao! :) siamo Chiara e Claudia. Due Donne, due mamme, due ragazze (eh si perché non è che si smetta di essere ragazze a 35 anni eh!) Ci siamo conosciute per lavoro. Ci siamo prima guardate da lontano, (abbastanza lontano visto che al principio una abitava in Veneto e l’altra in Piemonte), poi ci siamo incontrate, annusate, capite e, alla fine, in qualche modo riconosciute. Diverse come il giorno e la notte, abbiamo capito però che c’era qualcosa che ci rendeva simili, un desiderio comune: quella voglia di esprimersi senza dare spiegazioni o chiedere il permesso, la voglia di creare qualcosa che ci potesse trasmettere solo sensazioni positive, “solocosebelle”, con leggerezza, senza pensieri. La voglia di far crescere un progetto. Spesso le persone molto diverse, quando si riconoscono affini, va a finire che sono complementari. Ed ecco qua che è nato Filrouge •• . Va da sé, questo desiderio di creare e questa ricerca di “cose che fanno stare proprio bene” è quel sottile filo rosso che ci unisce. All’inizio non sapevamo cosa farci con questo progetto, avevamo pronto solo il nome. Cerca, pensa, scrivi idee, ipotesi (più o meno realizzabili) e finisce che ci accorgiamo di avere un’altra cosa in comune, entrambe le nostre mamme ci hanno trasmesso il fascino verso i cristalli, i minerali, le pietre dure. Li avevamo in casa, o li portavamo in tasca, ancora prima di sapere che sarebbero stati alla base del nostro progetto. E così abbiamo cercato un modo per portarli sempre addosso. Non vi racconteremo di essere state fulminate da un’idea geniale, le nostre bacheche Pinterest hanno iniziato a riempirsi di gioielli e di cristalli (anche tu non puoi più fare a meno di Pinterest per il tuo lavoro e le tue passioni??) I cristalli erano perfetti per la nostra voglia di creare qualcosa che facesse stare bene non solo noi, a questo punto, ma tutto coloro che li avrebbero indossati. Contengono significati profondi, vibrazioni positive, proprietà particolari, storie da raccontare... Non siamo delle orefici , non ci è mai interessato produrre qualcosa su larga scala, volevamo creare con le mani. E così abbiamo conosciuto il rame e tutte le sue qualità veramente speciali, siamo andate a recuperarlo da scarti di lavorazione, l’abbiamo trattato in modo volutamente grezzo, senza smaltarlo o lucidarlo, senza modificarlo in nessun modo per mantenere intatta la sua natura di materiale vivo che si trasforma continuamente su di noi, crea con chi lo indossa uno scambio tangibile! Dopo qualche esperimento sono nati i nostri gioielli. Poi abbiamo pensato che anche le parole sono tanto importanti. Scritte in un diario, lette su un muro, tatuate, meditate, ripetute nella nostra mente tante volte come un mantra, possono avere un potere veramente speciale. E quindi, anche incise nel rame che porti addosso. Parole gentili che ci ricordano cose belle o valori importanti, a volte che rafforzano il significato della pietra. Oppure le tue parole, perché se ci scrivi realizziamo volentieri un’incisione apposta per te. Dopo tanti esperimenti, quindi, siamo arrivate ai nostri Talismani. Ci crediamo tanto. Crediamo nel loro potere magico. Crediamo nel filrouge che unisce non solo Claudia e Chiara, ma tutte le Donne che cercano quel pizzico di magia, che credono nella gentilezza, nella forza della Natura, nella positività. Adesso (dopo un bel po, circa tre anni!) è nato questo sito, e questo journal che serve a conoscerci, e anche a raccontare storie. Storie di donne, di cristalli, e di parole magiche. |
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